Indice
La scelta
Quando si decide di partecipare ad evento in presenza c’è un momento preliminare nel quale ci si confronta con due entità:
I colleghi e il flusso di lavoro quotidiano, elevato a rango di “poltergeist” poiché spesso ne prende le sembianze.
Con i primi si definisce quale evento, se è il caso di andarci in uno, due, tre (chi può andare oltre è certamente un’azienda piuttosto strutturata che non prendiamo in considerazione in questa breve analisi, anzi se ci state leggendo scriveteci come fate).
Infine ci sono le classiche discussioni guidate dai seguenti quesiti chiave: servirà, cosa ci porterà, cosa vogliamo da questo evento? E da questa conclusione: “almeno facciamo festa”.
Sì perché non puoi avere in anticipo tutte le risposte e devi rincuorarti con qualche certezza.
Inutile dire che quest’anno quando ci hanno comunicato che Open Source Week sarebbe stato dal vivo, a 600Km da noi e retto dall’Atlante RIOS insieme a … NESSUN ALTRO, alle classiche domande appena citate se ne sono aggiunte diverse altre:
What? Da soli? Siamo sicuri? Ce la faremo? Ma ci sarà la cacio e pepe al catering?
Dopo un’attenta analisi a partire dall’ultimo quesito abbiamo preso una decisione e si è legiferato quanto segue: “Teo ci andiamo però fai tutto tu”.
Bene, tiriamoci su le maniche.
La preparazione
Ad un evento si partecipa in due modi, da organizzatori o da ospiti, nel caso di RIOS, una rete di imprese, ne esiste un terzo, si può partecipare anche come retisti.
Questo implica che non sei travolto dalla mole di attività obbligatorie da portare a termine come quando devi organizzare il tuo matrimonio, ma non puoi nemmeno presentarti elegante con una busta in mano e dedicarti solo alla gara dell’alzata del bicchiere tintinnante, bisogna che ti attrezzi per metterci del tuo.
E quindi con largo anticipo (non larghissimo per la verità) iniziano le call periodiche di allineamento dei tavoli di lavoro:
quello tecnico che organizza lo speech principale, quello marketing che spinge per trovare il giusto pubblico, quello commerciale che stalkera i clienti per trasformarli in ospiti.
In genere tutto questo si somma alle attività lavorative quotidiane, generando spesso sovrapposizioni, salti da un metaverso all’altro con l’ausilio delle fondamentali webcall, ritardi di consegna lavori, ritardi di consegna slide, ritardi causati da un messaggio in chat non visto.
Insomma è un bel casino, i più viveur alla lettura non si facciano illusioni, non c’è traccia di pratiche lascive, si tratta di un casino nerd.
Naturalmente in questo lasso di tempo si produce materiale, si scambiano idee, ci si scontra, ma fa tutto parte del gioco, un gioco business particolare perché ha un fine comune e non comune allo tesso tempo, si lavora infatti ad un obiettivo condiviso: la generazione di nuove opportunità per tutte le aziende coinvolte, sia quella che organizza che quelle che vengono in visita, ma la particolarità è che quella che organizza nel caso di RIOS è un cerbero a 9 teste, riuscite ad immaginarlo?
Al contrario della creatura mitologica non è per nulla aggressivo, ha forma umanoide e somiglia molto di più a una sorta di multiman nerd.
Incontrarlo non espone per fortuna ad alcun pericolo.
L'evento
Giunge il giorno dell’evento, anche se in questo caso si tratta di una tre giorni, per la verità open source week farebbe pensare almeno a 5, è notorio però che il lunedì e il venerdì è pratica sana non occuparli, né con eventi né con modifiche ai sistemi informativi, il primo system administrator che ha da ridire scagli la prima chiavetta usb contenente l’ultimo backup buono dei dati di contabilità durante un attacco ransomware.. paura eh?
Il primo giorno per noi è stato una 3000 siepi, viaggio in auto per raggiungere la stazione, viaggio in treno per raggiungere Roma, caccia al tesoro e conseguente coda alla biglietteria per raggiungere la metro, viaggio a piedi per coprire il tratto non coperto dalla stessa causa lavori (arrrgh) e raggiungere il luogo dell’evento e infine viaggio in ascensore in un bagno di sudore per raggiungere il terzo piano del palazzo dove
troviamo i colleghi retisti tirati come corde di violino.
Ovviamente il primo giorno è una scommessa per tutti, soprattutto trattandosi di prima volta live dopo 3 anni online.
Devo dire che però dopo i primi colpi di tosse il motore della kermesse si è messo a macinare speech, incontri e confronti, che sono la pietanza principale di un evento di questo genere e come i piatti tradizionali non delude mai.
Il mix di sapori che si genera quando un evento è popolato da protagonisti del b2b e del b2c è interessante e quando lo vedi servito a tavola ti viene voglia di provarlo, come il formaggio con le marmellate.
Noi ne abbiamo fatto una scorpacciata e devo dire che ci ha ripagato dello sforzo fatto per esserci.
Tirare le somme
Quando l’evento termina c’è un momento di riflessione e di bilanci ed è importante raccogliere i feedback dei partecipanti per concedersi l’opportunità di migliorare.
Anche quest’anno lo faremo intanto che siamo ancora caldi e speriamo vogliate farlo anche voi cari lettori che avete partecipato ad Open Source Week 2023.
Nel frattempo è iniziato il valzer dei tavoli marketing, commerciale e community per tirare le somme e per capire come concretizzare tutto il lavoro fatto, quello del settore marketing intraziendale è stato davvero titanico.
Se vi eravate iscritti e non avete avuto il tempo di partecipare dal vivo, noi siamo comunque disponibili a condividere i contenuti proposti, ma non ce ne vorrete se non potrete assaporarli come quando ci ritroviamo tutti seduti allo stesso tavolo, occhi negli occhi e cullati dal tintinnio delle forchette sui piatti.
Al prossimo evento.
Ing. Matteo Marcato