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Il vero sapere
Oggi voglio esagerare e travestirmi da moderno Socrate, già 2500 anni fa il famoso filosofo greco affermava che:
“Il vero sapere è il saper di non sapere”.
Ancora oggi tuttologi di tutto il mondo sembrano ignorare questa perla di saggezza e più i temi diventano complessi: medicina, tecnologia, cambiamenti climatici, peggio sembrano atteggiarsi i presunti soloni del nostro tempo.
Basta guardarsi indietro e vedere quello che è accaduto negli ultimi tre anni sui mass media e parimenti anche sulle frequenze della cosiddetta “controinformazione”, (che si limitano per ora al web ed ai social), per convincersene.
Uno spettacolo miserevole con fantomatici esperti dai titoli tali per cui un qualsiasi antivirus li ficcherebbe subito in quarantena, in grado di dire tutto e il contrario di tutto in pochi giorni.
Ci sono video tragicamente esilaranti in cui vengono raccolti titoli di giornale che fanno accapponare la pelle e anche più giù (scriverlo avrebbe prodotto una rima, ma non sta bene in un blog pubblico), in pochi minuti vengono mostrate informazioni false che sono state pubblicate a ripetizione, come una scarica di mitragliatore.
Al contrario il vero saggio dovrebbe dubitare sempre delle semplificazioni estreme e anche delle sue stesse conclusioni, perché sono valide fino a prova contraria, come afferma il metodo scientifico, quello vero, non quello spesso sbandierato come un inquietante mantra negli ultimi anni.
È sempre importante andarci cauti con “le sentenze”, soprattutto se possono influenzare intere comunità, solo così si può evolvere e migliorarsi.
Infine la politica dovrebbe stare al di fuori… no non posso aprire anche questa parentesi [CTRL-ALT-CANC].
Bene finita la paternale sulle fake news veniamo al tema di questo articolo, l’intelligenza artificiale.
Intelligenza artificiale
Chi sa cos’è alzi la mano.
-Io! Io! Io! Io! Io!
L’avete letta immaginandovi Hermione Granger che vuole rispondere ad una domanda di Piton o sentite anche voi il ragliare di un asino?
La sensazione è che oggi non si debba parlare d’altro e che quindi si abusi del termine senza ritegno e per ogni tipo di automazione o algoritmo presenti nel panorama tecnologico.
Mi rendo conto delle esigenze di posizionamento sui motori di ricerca per tutti i marketer del mondo e per il loro clienti, però non è possibile spacciare per IA tutto.
Ho visto addirittura uno dei tanti venditori di corsi fuffa al chilo per la libertà finanziaria citarla come parte delle sue tecniche di promozione online.
Allora avvilito ho provato a fare ordine nella mia mente confusa partendo da qui:
“L’intelligenza artificiale (in sigla IA) è una disciplina che studia se e in che modo si possano realizzare sistemi informatici intelligenti in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano.”
Cit -> https://it.wikipedia.org/wiki/Intelligenza_artificiale
Se tu caro lettore si un gamer ricorderai l’IA farsi largo fin dagli albori dell’era videoludica e ricorderai che a seconda di come era programmata ci metteva più o meno in difficoltà nel superare missioni.
Nel tempo si evolveva e ci faceva sputare sangue (per fortuna in senso figurato una volta …) ma noi videogiocatori eravamo felici perché era una sfida battere la macchina.
Oggi però grazie a numerose evoluzioni di questa tecnologia si è giunti a livelli notevoli, applicati ai più svariati campi della vita reale, si veda per esempio la capacità di riconoscere difetti su una linea di produzione nel mondo del manifatturiero
Un esempio -> https://www.adrflow.it/
Oppure alla rivoluzione degli ultimi due anni che riguarda le IA generative, su tutte la famosissima Chat-Gpt e la sua gemella Dall-E, che sembrano essere diventate il punto di riferimento nel loro settore e si sono messe dietro tutti i competitor.
È qualcosa che abbiamo già visto succedere diverse volte nella nostra era ipertecnologica, un esempio su tutti può essere l’uscita del primo iPhone di Apple dopo il quale il mondo della telefonia cellulare non è più stato lo stesso.
Gli esempi sarebbero molti, si tratta di tecnologie che vengono definite disruptive (dirompenti), che spaccano di brutto, in tutti i sensi e non necessariamente tutti positivi, proviamo a riflettere sul perché.
Non voglio essere Sarah Connor
Il titolo di questo paragrafo vi catapulterà forse, amici cinefili, in un mondo distopico con energumeni indistruttibili dagli occhiali neri che si aggirano indisturbati tra la gente e ammazzano su commissione perché programmati da un’intelligenza artificiale divenuta senziente.
Sì lo so che era solo un film e naturalmente nessuno di noi pensa di poter diventare la nuova Sarah Connor, braccata in un universo post atomico, ma invito chiunque se la senta ad alzare una mano ed affermare con certezza a che punto siano le attuali IA e soprattutto a definirne i possibili limiti evolutivi? Paura eh…
Non sapendo nemmeno arrivare vicino a una risposta, personalmente mi limito ad elencare alcune ombre che queste tecnologie gettano su di noi e che dovrebbero almeno stimolarci alla riflessione.
Premetto che i vantaggi che portano in molti ambiti lavorativi, digitali e non, sono innumerevoli, infatti seppur conclamato boomer mi sono divertito anch’io a testarle in parte e nonostante la poca pratica ne sono rimasto quasi scioccato, non pensavo si fosse già così avanti.
Veniamo ai noiosi però, però.
Il nostro tempo è quello della conoscenza a portata di mano e delle incredibili possibilità, in tutti i campi, grazie soprattutto al mondo del web, le controindicazioni dell’assunzione quotidiana anche della semplice rete internet però sono già molto evidenti:
-gente che non ha più una socialità
-cellulari che sono diventati l’unico vero interesse dei più giovani
-semi-zombi che passeggiano pericolosamente per le città con gli occhi fissi sulla tavoletta luccicante retroilluminata
-comprensione dei testi ridotta ai minimi termini
-la lettura o la bellissima audiolettura ridotte ad attività di nicchia
-capacità espressiva e dizionario medio poco superiori a quelle di un novello immigrato da un altro paese
Il timore è che nel momento in cui le IA generative diventeranno un must have, per la scrittura di testi per esempio, purtroppo non faranno altro che amplificare queste lacune.
È un po’ come quando avevamo gli appunti scritti sulla mano perché non avevamo studiato, bastava lavarla per sbaglio o avere una sudorazione un po’ più accentuata per essere fregati durante il compito in classe.
Se diventeremo IA dipendenti come ce la caveremo in caso la nostra fidata assistente non sia a portata di mano?
-Si però che scatole nonno e allora tu? Che quando sono nati i videogiochi, la grande novità del tuo tempo, ti isolavi ore ed ore in cameretta, cos’hai da dire?-
Ho da dire che la fortuna di essere nati in un mondo analogico che è diventato digitale ci ha permesso di spalancare bocca e occhi estasiati da quelle novità, ma anche di mantenerci con i piedi per terra, quella vera, non fatta con i pixel di Minecrat, ai nativi digitali invece qualcuno deve insegnare che esiste una realtà là fuori, e ritengo che sia responsabilità dei più vecchi.
Inoltre queste IA generative sono delle scatole nere, non sappiamo come giungono a determinati risultati, non sappiamo da dove attingono informazioni, non sappiamo come le aggregano, non sappiamo come vengono “allenate”, non sappiamo quanto risorse consumano per essere allenate.
Praticamente non sappiamo nulla.
Voi direte chisseneimporta, non sappiamo nulla di molte altre tecnologie ma le usiamo a piene mani da anni ed anni.
Posso essere in parte concorde, però ho sempre la sensazione che stavolta qualcosa sfugga di mano, anche agli addetti ai lavori.
Ma veniamo al tema della creatività, gli artisti, gli scrittori, i poeti, i musicisti ecc.. come la stanno prendendo visto che tutti i modelli di IA vengono istruiti raccogliendo ogni tipo di dato come insaziabili idrovore alla faccia di qualunque legge sul diritto d’autore?
Non è vero Dall-E non può riprodurre immagini note, loghi di brand, clonare immagini di personaggi realmente esistiti, sicuri? Io ho visto diversi tutorial che insegnano come aggirare certi labili limiti…
Queste IA non sono solo “intelligenti” sono anche “generative”, quindi possono generare testi e immagini a partire da qualcosa che già esiste, combinando, masticando e producendo qualcosa di “nuovo”.
Non ci interessa nemmeno questo? Quello che voglio dire è, ci fermiamo solo all’effetto “WOW che magia” oppure ci interessa capire il trucco, la mia sensazione è che la risposta sia: NO.
Ok allora pensiamo alle molte attività lavorative che possono essere sostituite da queste tecnologie, di fatto io ne vedo già a decide in fase di obsolescenza.
-È sempre stato così e dobbiamo accettarlo, adattarci al nuovo che arriva e sfruttare queste nuove potenzialità per dedicarci ad altro, a nuove attività che magari ci aggradano di più.-
Questo è sicuramente vero, però è valso per tecnologie che aiutavano a non fare sforzi fisici o lavori ripetitivi, ma se la tecnica ci porta via la nostra creatività, tipicamente umana, stiamo andando nella direzione giusta? O almeno stiamo pensando a qual è il limite che non andrebbe superato? Anche in questo caso credo che la risposta dei più sia: NO.
Per chi pensa che siano riflessioni eccessivamente allarmistiche invito a provare questi strumenti, sono stupefacenti, affascinanti, magici a tratti spaventosi.
Provate a chiedere a Chat-Gpt di scrivere una poesia in terzine su un tema qualunque oppure di scrivere un articolo e poi di fare lo stesso ma con un “tone of voice” più informale.
Oppure chiedere a Dall-E di generare un’immagine qualunque o una combinazione di immagini, ma poi di dargli un tocco impressionista.
Vedrete che resterete a bocca aperta, se non doveste riuscire più a chiuderla potrete sempre chiedere all’IA un suggerimento…
Quindi se siamo già arrivati a questo livello la soluzione è provare a fermarsi? Impossibile fermare il progresso.
Provare a regolamentare? Difficile, troppi interessi in gioco e troppa lentezza dei legislatori.
Forse l’unica soluzione vera è anche stavolta restare sul pezzo, capire, provare questi strumenti, usarli per migliorare le nostre attività lavorative e cercare di non diventarne completamente dipendenti, ma soprattutto non atteggiarsi a superficiali soloni del web deridendole o sminuendole, il rischio è quello di essere contagiati dall’ ignoranza artificiale.
Ing. Matteo Marcato
Ps: l’immagine in evidenza di questo blog post è stata generata con Dall-E specificando semplicemente queste due parole chiave:
“artificial ignorance“.
Potete riconoscere che è un’immagine creata da questo strumento grazie alla strisciolina multicolore in basso a destra, ma vi lascio immaginare come sia difficile toglierla…