Kubernetes multitenant – la soluzione di Clastix

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Indice

Intro

Abbiamo deciso di parlare di Kubernetes, non perché tutti lo fanno ma per provare a spiegare a chi lo deve usare come può muovere i primi passi.

Ci siamo però voluti calare in un caso specifico, quello in cui Kubernetes va usato in ambienti multitenant, per farlo abbiamo intervistato una delle figure più preparate e competenti in materia: Adriano Pezzuto di Clastix.

Buona lettura.

L'intervista

1.Ciao Adriano e benvenuto, apriamo le danze con la domanda più ovvia, almeno per noi, cosa vi ha spinto a creare Clastix, ma soprattutto cos’è Clastix?

Grazie per l’invito! Clastix nasce con l’obiettivo di rendere le tecnologie Cloud Native più accessibili ed efficienti. Molte organizzazioni faticavano a gestire più team e progetti su Kubernetes, dovendo ricorrere a soluzioni complesse e dispendiose in termini di risorse. Clastix sviluppa strumenti open source come Capsule e Kamaji, che semplificano la gestione multi-tenant e l’ottimizzazione delle risorse, riducendo i costi operativi e migliorando la sicurezza.

2.Qual era il problema principale che volevate risolvere con Clastix?

Volevamo affrontare la complessità della gestione di infrastrutture Kubernetes condivise tra più team o clienti. Le aziende spesso si trovano a dover implementare molte volte la stessa infrastruttura per team o clienti diversi, con un notevole spreco di risorse e una gestione difficile nel lungo termine. Clastix fornisce soluzioni che permettono di ottimizzare le infrastrutture Kubernetes, garantendo isolamento e sicurezza senza moltiplicare i costi.

3.Alla luce delle recenti collaborazioni annunciate con player europei importanti come Ionos e Ovh, vedete Clastix come un possibile player di riferimento per la gestione avanzata di cluster Kubernetes su larga scala, voglio dire in Europa ma anche oltre?

Assolutamente sì. Il nostro obiettivo è rendere Clastix un punto di riferimento per le aziende che usano infrastrutture Kubernetes su larga scala. Lavorare con partner europei di rilievo è un segnale che la necessità di strumenti efficienti per la gestione dei cluster sta crescendo. Ma non ci fermiamo all’Europa: Kubernetes è una tecnologia globale, e Clastix fornisce le sue soluzioni ad aziende globali, una tra tutte Nvidia che utilizza Kamaji per la sua piattaforma DOCA, Datacenter On Chip.

4.Come vedete il futuro della multitenancy in Kubernetes? Clastix oriented o ci sono competitor?

Clastix è stata la prima azienda ad introdurre il concetto di Multi Tenancy in Kubernetes fin dal 2020. La documentazione ufficiale di Kubernetes indica le nostre soluzioni Open Source come ottimali per implementare la multi-tenancy.  Clastix ha un approccio innovativo all’argomento, ma ovviamente ci sono anche altre soluzioni sul mercato. La differenza sta nel nostro focus su strumenti nativi Kubernetes, semplici da implementare e scalabili. Crediamo che la nostra visione open-source e collaborativa ci darà un vantaggio nel lungo periodo.

 

Curiosità

5.Curiosità: qual è stata la sfida più grande nel rendere sostenibile un progetto open-source in ambito Kubernetes?

La sfida più grande è stata creare un equilibrio tra sviluppo open-source e sostenibilità economica. Abbiamo puntato su un modello che combina software libero con servizi di supporto e consulenza ingegneristica per le aziende. La comunità open-source ci dà visibilità e feedback, mentre le partnership commerciali ci permettono di garantire continuità al progetto.

6.Altra curiosità: come gestite la community e il contributo di sviluppatori esterni?

Abbiamo una community attiva su GitHub, Slack e altri canali di collaborazione. Capsule è stato donato alla CNCF (Cloud Native Computing Foundation) e tecnicamente è ora un progetto della comunità anche se Clastix rimane tra i principali manutentori. Organizziamo eventi come il Kubernetes Community Days Italia, di cui siamo stati tra i principali promotori fin dall’inizio. L’inclusione della community è fondamentale per garantire che le nostre soluzioni rispondano alle reali esigenze degli utenti.

7.Terza curiosità, adesso mi metto proprio il cappello da paparazzo: state collaborando con altri progetti open-source o aziende per migliorare l’integrazione dei vostri strumenti?

Sì, collaboriamo con diversi progetti open-source e aziende del settore per migliorare l’integrazione di Capsule e Kamaji. L’obiettivo è creare un ecosistema Kubernetes sempre più interconnesso e funzionale. Tra i tanti, voglio citare Project Sveltos che utilizziamo ampiamente in combinazione con Kamaji.

Nello specifico

8.Kamaji è una soluzione innovativa per la gestione dei control panel Kubernetes: cosa vi ha spinto a svilupparlo e quali sono i casi d’uso principali?

Il Control Plane è la parte più complessa di un’infrastruttura Kubernetes e la principale fonte di difficoltà per le aziende. Kamaji adotta un modello “Hosted Control Plane”, lo stesso usato dai grandi Cloud Provider, trasformandolo in una semplice applicazione. Questo approccio elimina la complessità operativa per l’utente, garantendo flessibilità e controllo. Kamaji è ideale per offrire Kubernetes gestito, sia in Public Cloud che in Private Cloud, permettendo alle aziende di replicare l’esperienza del Cloud Pubblico nei propri data center, ma senza i costi elevati e le problematiche di governance dei dati.

9.Kamaji permette di gestire in modo più efficiente i control panel Kubernetes: quali sono i suoi punti di forza rispetto alle alternative?

Kamaji riduce il consumo di risorse, automatizza il deployment e semplifica la gestione su larga scala. A differenza di altre soluzioni, evita la proliferazione di VM dedicate per ogni control plane e riduce l’onere operativo di gestione.

10.Capsule è nato per rispondere a esigenze specifiche che non erano coperte da altre soluzioni Kubernetes?

Esatto. Volevamo offrire una soluzione multi-tenant nativa per Kubernetes, senza bisogno di strumenti esterni o modifiche pesanti all’infrastruttura esistente.

11.Quali sono i principali vantaggi di usare Capsule rispetto ad altre soluzioni di multitenancy in Kubernetes?

Capsule consente di gestire più team in un unico cluster senza compromessi su sicurezza e performance. Riduce la complessità amministrativa e ottimizza le risorse.

Spoilerone finale?

12.Avete avuto feedback o casi d’uso interessanti da parte di aziende che utilizzano i vostri progetti?

Sì, molte aziende hanno ridotto i costi e migliorato la gestione delle loro infrastrutture grazie a Capsule e Kamaji. Abbiamo casi d’uso che vanno dai provider cloud indipendenti a grandi aziende enterprise.

13.Spoilerone finale: ci sono nuove feature in arrivo per Capsule e Kamaji?

Sì! Stiamo lavorando a nuove funzionalità che permettono la gestione di hardware GPU all’interno di cluster Kubernetes per migliorare l’efficienza dei progetti AI e ML. Collaboriamo con Seeweb, con cui abbiamo progettato ed implementato il loro servizio Serverless GPU. Molte altre novità sono in arrivo, sicuramente prima dell’estate ma vogliamo tenerci la sorpresa 😀

14.Dopo questa lunga intervista possiamo annunciare che ITServicenet e Clastix collaborano per portare il verbo dei “microservizi supportati in modo enterprise” nel mondo?

Sì, assolutamente. Clastix eccelle nello sviluppo di soluzioni software innovative per Kubernetes, ma il successo di queste tecnologie dipende anche da partner strategici capaci di tradurre il valore tecnico in soluzioni concrete per le aziende. ITServiceNet è il partner ideale per amplificare questo impatto: con la sua esperienza nell’integrazione di infrastrutture,  rende più accessibile e strutturato l’utilizzo di Kubernetes per le aziende. Questa collaborazione non solo offre vantaggi diretti ai clienti finali, ma rafforza l’intero ecosistema cloud-native, consentendo alle aziende di adottare Kubernetes con maggiore efficienza, sicurezza e governance.