Indice
Introduzione
Si fa presto a dirsi aperti, basta installare un Ubuntu su un notebook e millantare conoscenze Linux dalle prime apparizioni pubbliche di Linus Torvalds e il gioco è fatto.
Il bello viene quando ci chiedono come campiamo con l’open…
BIAS cognitivi
A noi piace parlare la nostra magnifica lingua italiana ma “distorsione cognitiva” è di uso poco comune quindi abbiamo optato per il termine BIAS questa volta.
Si tratta di quelle associazioni automatiche che si fanno quando si pensa a, o si parla di, qualcosa.
Nel mondo dell’open source i BIAS cognitivi più comuni sono:
- Open source = gratis
- Software open source = sviluppato da un ragazzo geniale in un garage
- Soluzione open source = inaffidabile
- Programma open source = non fa per il business
Potrei continuare a lungo ma l’unico modo per sfatare questi miti è raccontarvi la verità, non è né bella né difficile da comprendere, è soltanto la verità.
Open Source e business
Il primo dubbio per chi la pensa secondo gli schemi appena descritti dovrebbe sorgere quando si capisce che c’è chi vive di open source.
Come guadagnano queste aziende?
Tra poco lo vedremo ma converrete con me che basta questo per comprendere come l’open non sia gratis.
Come non sono gratis i social media di cui la nostra vita è permeata, anche se la prima moneta di scambio in questo caso non sono soldi che escono necessariamente dalle nostre tasche, ma questo lo lasciamo ad un altro articolo.
Quindi passiamo alla genesi della soluzione open, spesso ci sono software house con sedi in varie parti del mondo e numerosi programmatori dietro ad una soluzione open, qualche volta no, ma la chiave è che il codice è aperto e più la comunità di sviluppatori è folta e appassionata meno si potrà incappare nella tragica (per il cliente) fuga del genio nerd dal suo garage, che ci abbandona nelle mani del software che conosce solo lui.
Il mito dell’inaffidabilità dell’open è davvero un mito?
Dipende, progetti open alla deriva o abbandonati ce ne sono stati e ce ne saranno sempre, ma questo accade anche con soluzioni software sviluppate ad hoc o commerciali. L’importante è non farsi prendere dalla voglia di generalizzare senza sapere di cosa si parla.
L’ultima convinzione è più difficile da smontare solo perché non si ha contezza di quanto l’open source sia diffuso, il nostro consiglio è: non fidatevi ma piuttosto approfondite.
Quindi siamo pronti a fare sul serio e parlare di soluzioni open source per il business.

Guadagnare con l'open
Mai il verbo guadagnare fu più azzeccato, in questa situazione si potrebbe azzardare che venga declinato in modo bidirezionale.
Da una parte abbiamo il professionista e dall’altra il cliente.
Utilizzando l’open ci guadagna chi offre il supporto sulla soluzione e anche chi la usa.
Il consulente può guadagnare in tanti modi con l’open:
- Personalizzando la soluzione
- Offrendo supporto per l’installazione
- Offrendo manutenzione duratura nel tempo
- Rivendendo subscription ufficiali, quel supporto che ci mette in comunicazione direttamente con i programmatori della casa madre in caso di necessità
- Realizzando offerte a valore aggiunto intorno ad una soluzione di base, tutti gli operatori dell’ICT sanno che il cliente contento poi chiede anche altro..
E l’utilizzatore cosa ci guadagna?
- L’open è gratis. Punto.
Ah no, questo mito l’abbiamo già sfatato.
- Un software open funziona sempre, anche se non pago più il supporto, perché non è basato su licenze di utilizzo (in genere)
- L’open è personalizzabile
- L’open mi permette di avere supporto da parte del mio tecnico di fiducia e se la pago anche assistenza dal guru che ha scritto il software
- L’open ha una community attorno che arricchisce le funzionalità del software
- L’open è integrabile con altri prodotti, a loro volta open o closed (se lasciano spiragli per API o simili)
- L’open non crea lock-in tecnologico né di supporto, troverete sempre qualcuno che vi può aiutare se il tecnico che vi seguiva non vi piace più
- ….
Ci sono ancora tante cose che si potrebbero dire, ma la sviolinata per l’open rischia di virare verso un suono sgradevole se non sono rispettate alcune condizioni chiave.
Condizioni necessarie e sufficenti
Un’azienda che propone l’open deve conoscere e deve avere provato prima la soluzione che supporta.
La soluzione deve offrire livelli di servizio adatti al business nel quale viene applicata, senza supporto non esiste alcun tipo di certezza sull’affidabilità.
Le competenze di chi propone l’open devono essere certificate o derivanti dal campo; come non ci si improvvisa programmatori, sistemisti, formatori lo stesso vale per i manutentori di soluzioni open.
Serve una mente aperta sia per coloro che vogliono usare l’open che per coloro che lo propongono.
Serve collaborazione, con la casa madre, con la community, con gli specialisti di altri settori coinvolti nella realizzazione di una piattaforma, con i programmatori, con gli account manager, ecc..
Open non è solo una specifica di moda, open è una filosofia e in quanto tale se non viene rispettata porta i progetti a naufragare.
Una volta rispettate queste condizioni ne abbiamo a sufficienza per definire un prodotto di livello business?
Diciamo che queste sono un buon punto di partenza, poi serve la fiducia nel consulente a cui ci affidiamo naturalmente.
Paragrafo bonus: open fuori e dentro
Se siete giunti fin qui vi siete meritati un bonus.
C’è un altro fattore, più raro da trovare ma che può dire molto sulla bontà della soluzione scelta.
Riguarda chi ve la propone, riguarda il fatto che il vostro fornitore sia “open inside”.
Un’azienda che non impone la logica capo/dipendenti ma che responsabilizza tutti i suoi collaboratori al punto di condividere con loro i clienti da qualunque parte arrivino è un’azienda con un apertura interna notevole.
Una realtà che non ha sedi fisiche obbligate, ma usa strumenti (per lo più open), per mantenersi in contatto con colleghi e clienti, presenta certamente un biglietto da visita moderno e parecchio aperto.
Una realtà distribuita, nel senso di presente non in un luogo unico, ma con tecnici delocalizzati e che lavorano senza orari fissi è un altro plus interessante che apre a scenari non comuni per clienti e collaboratori.
Un’impresa che offre servizi e quando le richieste vanno oltre alle sue competenze presenta i clienti a colleghi specializzati accontentandosi di un gettone per la segnalazione e a buon rendere il resto è certamente una perla rara.
Bè ma chi può dirsi così aperto da soddisfare tutte queste condizioni bonus vi chiederete?
Cercate, può darsi che qualcuno ci sia.