Indice
Introduzione
Con la recente conferma della dismissione di RKE1 (Rancher Kubernetes Engine) entro luglio 2025, molte aziende stanno considerando i prossimi passi per mantenere stabile e aggiornata la loro infrastruttura Kubernetes. Rancher Labs ha annunciato che RKE1 non riceverà più supporto o aggiornamenti, e la transizione a soluzioni come RKE2 o K3s diventa quindi essenziale per chi utilizza ancora RKE1.
Nel seguente articolo esploreremo le alternative più praticabili e valuteremo i pro e i contro delle distribuzioni Kubernetes rispetto a una soluzione Kubernetes “vanilla”, approfondendo vantaggi e limiti di entrambe le scelte.
Perché RKE1 è in dismissione?
RKE1 ha rappresentato a lungo una soluzione Kubernetes flessibile e leggera, integrandosi bene in ambienti multi-cloud e on-premises. Tuttavia, la crescente esigenza di sicurezza, scalabilità e semplicità di gestione ha spinto Rancher Labs a puntare su RKE2, che introduce miglioramenti significativi, come il supporto a SELinux, policy di sicurezza avanzate e una gestione containerizzata che ne semplifica la manutenzione.
Inoltre, RKE2 non utilizza Docker come runtime per allinearsi alla deprecazione di Dockershim in Kubernetes, adottando containerd per una compatibilità completa con l’API CRI e migliorare l’integrazione con Kubernetes. RKE2 è inoltre la prima e unica distribuzione Kubernetes certificata NIST FIPS-140-2, a conferma del suo alto livello di sicurezza e conformità.
Cosa significa l’EOL per RKE1?
In pratica, RKE1 non riceverà più aggiornamenti di sicurezza e patch critiche. Per chi si affida a RKE1, questo comporta un rischio crescente, soprattutto considerando la rapida evoluzione del panorama della sicurezza informatica e delle minacce nel mondo cloud-native, insieme al ciclo di vita molto rapido di Kubernetes, che introduce due major release all’anno.
Mantenere una distribuzione non aggiornata potrebbe esporre a vulnerabilità di sicurezza e limitare l’accesso a nuove funzionalità e miglioramenti.
Le Alternative a RKE1 1/2
Passare da RKE1 a una nuova soluzione Kubernetes significa valutare attentamente le opzioni. Ecco una panoramica delle scelte più comuni:
1. RKE2
RKE2 è la naturale evoluzione di RKE1, progettato per rispondere alle nuove esigenze di sicurezza e flessibilità. Questo successore porta con sé funzionalità più avanzate per chi cerca continuità senza rivoluzioni.
- Supporto SELinux: RKE2 include SELinux, che offre una gestione dettagliata della sicurezza, consentendo agli amministratori di applicare policy di accesso molto specifiche. Questo è cruciale in contesti dove i permessi devono essere controllati fin nei minimi dettagli.
- Policy di sicurezza avanzate: le policy preimpostate aiutano a mantenere conformità e stabilità nel tempo, riducendo il rischio di configurazioni errate o di esposizione a vulnerabilità.
Pro:
- La migrazione è semplificata per gli utenti di RKE1, grazie a un’architettura familiare.
- Il supporto continuativo di Rancher assicura un ecosistema aggiornato e integrato nel panorama cloud-native.
Contro:
- Può richiedere un certo livello di competenza per la configurazione iniziale, soprattutto in ambito on-premises o multi-cloud.
2. K3s
K3s è una distribuzione Kubernetes progettata per la leggerezza e per scenari in cui la complessità non è necessaria. Questo la rende una scelta eccellente per ambienti edge, IoT e contesti con risorse limitate.
- Adattabilità all’edge e IoT: K3s è ideale per implementazioni dove le risorse hardware sono minime, appunto come negli ambienti IoT o in aree remote, grazie alla sua capacità di funzionare anche su sistemi con CPU e RAM ridotte.
- Configurazione semplice: essendo leggera, K3s è anche facile da installare e richiede meno tempo per la messa in opera, risultando ideale per deployment rapidi e ambienti di test.
Pro:
- La bassa richiesta di risorse lo rende perfetto per contesti di sviluppo, test e scenari remoti.
- Facilità e velocità di configurazione e gestione lo rendono accessibile anche per team con competenze limitate su Kubernetes.
Contro:
- La sua leggerezza limita la scalabilità e la capacità di gestire carichi enterprise; non è la scelta migliore per ambienti che richiedono alta disponibilità e resilienza su vasta scala.
Le Alternative a RKE1 2/2
3. OpenShift
OpenShift di Red Hat è una piattaforma Kubernetes che si rivolge a chi cerca funzionalità avanzate e un’integrazione solida con DevOps. È ideale per organizzazioni enterprise e team che hanno bisogno di strumenti di automazione e pipeline complessi.
- Operatori nativi: OpenShift utilizza operatori che consentono la gestione automatizzata di servizi e applicazioni. Questo riduce la necessità di intervento manuale e ottimizza il ciclo di vita dei servizi.
- Integrazione avanzata DevOps: OpenShift si integra perfettamente con pipeline CI/CD, rendendo semplice e veloce il deployment e la gestione dei rilasci, facilitando inoltre la collaborazione tra team di sviluppo e operazioni.
Pro:
- Offre supporto e aggiornamenti costanti, con strumenti di sicurezza integrati che garantiscono una protezione continua.
- Ottima scelta per team DevOps, con strumenti di automazione avanzati che semplificano la gestione delle applicazioni in produzione.
Contro:
- Il costo della licenza può essere un ostacolo per le organizzazioni più piccole.
- La configurazione avanzata può risultare complessa e richiede competenze specialistiche, soprattutto all’inizio.
4. Kubernetes Vanilla
Kubernetes vanilla rappresenta l’implementazione “pura” di Kubernetes, senza aggiunte o personalizzazioni di una specifica distribuzione. Questa soluzione offre un controllo completo e la massima flessibilità, ma richiede anche un impegno più importante in termini di gestione.
- Flessibilità completa: con Kubernetes vanilla, gli utenti possono configurare ogni componente in base alle proprie necessità, adattando l’infrastruttura senza i vincoli di una distribuzione specifica.
- Controllo su aggiornamenti e policy: essendo “vanilla”, non ci sono componenti aggiuntivi; tutto è configurabile e personalizzabile, e questo permette ai team di gestire completamente aggiornamenti e policy di sicurezza in autonomia.
Pro:
- Permette un altissimo livello di personalizzazione, ideale per team che vogliono un’infrastruttura Kubernetes completamente su misura.
- L’assenza di costi di licenza la rende economicamente accessibile, se il team ha già un alto livello di competenza su Kubernetes.
Contro:
- La gestione richiede notevoli risorse e un investimento di tempo per configurare e mantenere aggiornato l’intero ambiente.
- L’onere di mantenere la sicurezza, gli aggiornamenti e la conformità è interamente a carico del team, che deve essere preparato a gestire questi aspetti con continuità.
Considerazioni per la Migrazione
L’adozione di una distribuzione Kubernetes offre un pacchetto completo, in grado di alleggerire la gestione quotidiana grazie a strumenti integrati, ma potrebbe presentare alcuni limiti in termini di personalizzazione.
Distribuzioni Kubernetes
- Pro: aggiornamenti e patch più frequenti, maggiore stabilità e integrazione di strumenti nativi per DevOps e sicurezza.
- Contro: costi di licenza e dipendenza dal fornitore per alcune funzionalità.
Kubernetes Vanilla
- Pro: libertà totale di configurazione e pieno controllo su tutto l’ambiente.
- Contro: necessità di risorse dedicate per gestire sicurezza, aggiornamenti e configurazioni avanzate.
Ogni migrazione va valutata tenendo conto di fattori chiave come il budget, il livello di complessità desiderato e la compatibilità con lo stack attuale. Ad esempio, la scelta tra RKE2 e K3s potrebbe variare in base a risorse hardware disponibili e obiettivi aziendali. Le distribuzioni come OpenShift sono perfette per chi richiede soluzioni DevOps complesse, mentre Kubernetes vanilla può rappresentare la scelta giusta per chi dispone di team con alta esperienza e capacità di gestione.
Conclusioni
La dismissione di RKE1 rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità per ripensare le strategie di gestione Kubernetes, valutando soluzioni che possano migliorare la sicurezza e la scalabilità del proprio ambiente. Scegliere tra le alternative dipende da fattori unici di ciascuna azienda: informazioni, consulenze su misura e supporto tecnico, possono fare la differenza per semplificare ogni passaggio e garantire un’infrastruttura Kubernetes stabile e ottimizzata per il futuro.