The intelligence age

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Era il 2012

Era il 2012 e la passione per l’informatica e l’insegnamento convolavano a nozze.

Un ingegnere elettronico prestato proprio all’informatica fin dalla fine degli studi si cimentava in una nuova impresa: insegnare le basi di questa scienza imperfetta ai non più giovani.

Bello vero? Beh lo fu almeno per me, dopo aver provato nel 2001 ad insegnare matematica e scienze alle scuole medie ed esserne uscito arricchito come non mai, volevo unire due passioni e l’occasione di questi corsi capitò (o meglio la feci capitare).

Inutile dire che fu anch’essa un’esperienza molto appagante, ma il seguito di questa storia magari lo tratteremo un’altra volta, torniamo al presente dopo questa breve pausa nostalgica.

Ho letto in questi giorni della mossa fatta da Open AI, che ha comprato uno spazio pubblicitario durante la finale del Super Bowl 2025 vinto dalle aquile di Philadelphia (per chi ci tiene al risultato sportivo e alla lingua italiana 🙂 ).

Bene, questo spot dal titolo “The Intelligence Age”, che trovo sinceramente geniale, porta con se il significato profondo della rivoluzione della IA in corso e naturalmente mette al centro dell’attenzione l’azienda che lo ha prodotto, che si

Autoproclama capofila in questa corsa verso una nuova era.

Quindi futuro brillante (e allo stesso tempo potenzialmente oscuro per chi si preoccupa di guardare all’altra faccia della medaglia), nuove tecnologie, nuova vita si spinge addirittura qualcuno a sussurrare ma:

Vecchie tecniche di marketing.

Flashback

Mi spiego subito ma datemi il tempo per un altro flashback:

torniamo al corso IT che 13 anni fa avevo ideato, si partiva dalle basi con un rapido excursus sulla storia dell’informatica, dalla leggendaria “Programma 101” di Pier Giorgio Perotto, il primo PC al mondo..

Click qui per chi vuole approfondire.

..al mondo internet.

Nel mezzo si parlava di una delle rivoluzioni che aveva visto come protagonista Steve Jobs, perché come molti sanno nella sua breve ma intensa vita non rivoluzionò solo una volta il settore in cui metteva il suo genio.

Per chi vuole saperne di più, altro click qui.

[PAUSA:

mi sono appena reso conto che ho inserito in 10 righe tanta tanta roba … ma torno subito in me.

FINE PAUSA]

Bene, quando tenevo il corso mi divertivo a vedere le facce degli uditori quando mostravo loro uno spot, ideato dalla Apple e diretto addirittura dal regista Ridley Scott (Blade Runner vi dice qualcosa?), diciamo che l’allora giovane Steve amava circondarsi da gente tosta.

Questo spot che ripropongo qui

raccontava di un presunto presente distopico nel mondo dell’IT, dominato da IBM (era il 1984) che la Apple avrebbe sconvolto con i suoi “prodotti pirata”; al tempo loro rappresentavano il sassolino nell’ingranaggio, non parte dell’ingranaggio, come oggi.

Si giocava sull’attualità e sul futuro descritto da Orwell nel suo magnifico libro 1984 scritto alla fine della seconda guerra mondiale ma sempre attuale, anche oggi, e che consiglio di leggere, un estratto che forse vi ispirerà lo trovate in audio qui.

Oggi come ieri

E giungiamo dunque al tema centrale di questo breve articolo, quello spot era stato proposto per la prima volta al grande pubblico proprio durante il Super Bowl di quell’anno.

Quindi la storia dopo più di 40 anni, con tutte le rivoluzioni tecnologiche trascorse e ancora in atto sembra ripetersi e mi riferisco alla storia del marketing.

Queste sono mosse di marketing che in barba a tutte le IA generative attuali ancora funzionano o almeno si presume sia così.

Non lo vediamo solo in questo caso, davvero emblematico, lo vediamo tutti i giorni con lo storytelling che fanno le aziende nei loro spot quotidiani.

Il marketing si è certamente evoluto e sfrutta gli strumenti tecnologici moderni ma la sua funzione è sempre la stessa e le chiavi di volta sono sempre le stesse, suscitare emozioni, stupore, curiosità, empatia, effetto wow nei potenziali clienti e questo accade quando si ha il giusto tema e lo si propone nel giusto modo e al momento giusto.

Al Super Bowl per esempio.

Dunque

Dunque c’è ancora speranza per l’uomo? Voglio dire le macchine o le intelligenze artificiali resteranno ancorate al ruolo di “aiutanti” fintanto che sarà l’emozione a dominare le nostre vite come avviene per tutte le strategie di marketing?

Dipende forse, dipende dal fatto che restiamo umani o che non rendiamo troppo umani i nostri aiutanti, non dovesse manifestarsi nessuno di questi scenari allora forse non saranno più le emozioni a muovere il mondo e ci sarà una nuova evoluzione dell’essere umano, come racconta Harari nel suo inquietante Homo Deus.

Se trovate troppo spinte queste riflessioni non posso biasimarvi, torniamo dunque a terra e alle nostre strategie di marketing, sempre valide e basate su uno storytelling multisensoriale.

Come dite non vi interessa il marketing? Allora ho una brutta notizia per voi, siete sull’articolo sbagliato ma vi ringrazio per aver terminato di leggerlo.

E so che tornerete, a presto.

Ecco lo spot di Open AI: the intelligence age