Tutto molto reale, purtroppo

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Introduzione

Parto da un post che ho trovato su Linkedin il giorno dopo l’investitura di Donald Trump a nuovo presidente bis degli Stati Uniti D’America. La fonte è Giorgio Ghisalberti per chi vorrà verificare.

Mi ha molto colpito la presenza di tutti i CEO delle Big Tech all’Inauguration Day di Trump

C’erano davvero tutti:

– Elon Musk, Tesla e SpaceX

– Jeff Bezos, Amazon

– Mark Zuckenber, Metà (Facebook, Instagram e WhatsApp)

– Tim Cook, Apple

– Sundar Pichai, Google

– Sam Altman, Open AI

Di rilevante mancava Satya Nadekla dì Microsoft. Ma c’era addirittura Chew Shou Zi di TikTok.

E proprio questa è stata l’altra notizia che vi volevo condividere: da essere un social che doveva essere “bannato” negli Stati Uniti, ora è diventato il social che ha dato ancora più visibilità a Trump…

Non so se avete visto la notizia ma TikTok è stato “bloccato” solo per poche ore e poi è comparsa la scritta “In accordo con i fornitori, stiamo ripristinando il servizio. Ringraziamo il presidente Trump per aver fatto la necessaria chiarezza e aver dato assicurazioni ai provider». Lo afferma TikTok impegnandosi a “lavorare con Trump per una soluzione di lungo termine che mantenga TikTok negli Stati Uniti”

Tutto surreale…

L’autore di questo post che ringrazio per l’ispirazione, chiosa dicendo che si sente preoccupato e ne ha ben donde a mio avviso.

Un ragionamento

Questo quadretto di famiglia fa a sua volta da cornice al mondo del marketing e della comunicazione globali in occidente, aspetto di cui mi occupo personalmente da anni, inoltre da anni mi occupo anche di informatica quindi diciamo che sono proprio al centro della scena.

Parliamo dei CEO delle aziende di informatica / tecnologia più spinte del momento.

Non fatevi ingannare dal pregiudizio sui social, ancora oggi considerati talvolta roba per perditempo o per giocare o per svago, chi muove i social muove e si impossessa di gran parte dell’informazione e soprattutto dei dati esistenti sul globo.

Inoltre qui abbiamo anche il “caro Elon”, personaggio con le mani in pasta e condottiero di aziende che si occupano di tecnologie dirompenti, razzi per viaggi extra-terrestri, impianti neurali biologici, social media (di nuovo) ecc.. 

O Sam Altman, altro soggettino che con la sua azienda tira le fila della tecnologia più disruptive mai vista in prospettiva, l’intelligenza artificiale generativa.

Quindi stiamo parlando di gente dai capitali clamorosi, dalle grandi capacità e di conseguenza vista questa combo non comune, anche dal grande potere e li trovate tutti qui insieme, “in ginocchio da te” verrebbe da dire, “te” in questo caso è rappresentato da Trump, o l’amministrazione USA o con il cappello da complottista (*) si potrebbe dire il deep state, scegliete voi.

Quel che è certo però è che questo “te” è il boss in questo contesto.

Una metafora

Benissimo, delineati i contorni e ispirate le vostre riflessioni, parliamo ora di come possiamo comunicare noi grazie agli strumenti che ci offrono questi soggetti.

I più distratti penseranno: “bene, top, sono i ceo migliori del mondo, con i prodotti più diffusi del mondo, vanno a festeggiare il presidente dello stato più potente e democratico del mondo” (così si dice) “sono ben felice che esistano questi strumenti e mi permettano di utilizzarli gratuitamente, anzi wow, incredibile”.

Infatti è poco credibile, che nulla è gratis coloro che sono un po’ meno distratti lo sanno già, solo che non sempre la merce di scambio sono euro o dollari, ma non ci concentriamo su questo, vorrei piuttosto riflettere su un altro aspetto, seguitemi.

Azzardo una metafora, supponiamo che vogliate parcheggiare la macchina in un grande centro commerciale, il più bello della città, il più sicuro, il più accogliente. Diciamola tutta è anche quello con la merce migliore esposta e al miglior prezzo.

Voi parcheggiate lì, vi sentite in una botte di ferro.

Quando tornate però la vostra macchina non c’è più, cosa è accaduto?

La prima cosa che fate è rivolgervi al servizio di sicurezza, non ne sanno nulla, vi dicono di parlare con la direzione del centro commerciale, allora faticosamente trovate gli uffici in un dedalo di corridoi, scale mobili, piani, mezzi piani ecc. Niente nessuno è disposto a ricevervi.

Chiedete spiegazioni a chiunque incontrate, nessuno ha una risposta.

Non vi resta che rivolgervi alla legge ma.. nessuno è in grado di trovare un qualsivoglia caso di imputazione e non sa nemmeno a chi imputare qualcosa, non ci sono responsabili del parcheggio, 

“e poi chi vi ha detto di parcheggiare lì?”, “e poi chi ci assicura che voi abbiate parcheggiato e che abbiate avuto una macchina?”

“Ma le telecamere?” Filmati non pervenuti.

Oltre la metafora

Il parcheggio è un social qualunque, voi costruite tutte le vostre strategie comunicative su di esso, crescita del brand, raccolta contatti, anche le newsletter partono da lì e i contenuti sono tutti sul social di riferimento. 

Bravi, avete anche costruito una community di follower invidiabile e tutto questo è il vostro capitale.

Improvvisamente qualcosa accade e il vostro profilo sparisce, che fine hanno fatto i contenuti, i follower, gli investimenti in advertisement per crescere sul social, i vostri contatti. 

Spariti, come la macchina.

A chi vi rivolgete? Al supporto, mmm, avete mai provato?

“Ehi ma avete fatto sparire il MIO profilo con tutto quel che comporta, questa era ROBA MIA, costruita nel tempo con grandi sforzi, impiego di tantissimo MIO TEMPO e di MIEI SOLDI”

Togliete pure tutti gli aggettivi possessivi, non c’è niente di vostro, state usando strumenti di altri, per farlo avete accettato delle condizioni senza leggerle e non vale alcun GDPR, per non farci mancare nulla.

“Allora mi rivolgo alle autorità”, ah sì? Di quale nazione? La vostra, difficile che possano aiutarvi su un prodotto d’oltreoceano, 

“allora arriverò a contattare quelle degli States”.

Bene, le stesse ai piedi delle quali i CEO sopracitati presenziavano durante l’insediamento del loro comandante in capo?

Il cerchio si chiude e credo non serva andare oltre.

Un appello e una domanda

Avete notato che non abbiamo parlato di IA? Meglio non scoperchiare anche questo vaso di Pandora, non in questo articolo almeno, però mi piacerebbe fare una specie di appello.

Si continua a leggere di software open source di ogni tipo:

software che ci aiutino a preservare i dati, valorizzare il tempo che impieghiamo a realizzare i nostri contenuti, renderci liberi di creare senza essere derubati, in poche parole mantenere al sicuro i nostri dati, le nostre abitudini e il nostro lavoro.

Come è possibile che non esistano social media, messaggerie, programmi di IA generativa di questo tipo.

Non parlo di prototipi o programmi complessi e di nicchia, ma qualcosa di intuitivo, user friendly, completo e che permetta una diffusione capillare come i loro fratelli maggiori capitanati dai protagonisti di questo articolo.

Ho visto di recente citato un articolo su un’intelligenza artificiale generativa open, ma basta andare oltre al titolo e si vedono addirittura dei bias cognitivi imposti dal paese d’origine della stessa per limitarla.

Oppure progetti virtuosi come Sfero che da anni languiscono in attesa dei “prossimi sviluppi”.

Potreste contestare, “bravo fallo tu se è così facile”.

Io non ne sono capace proprio perché non è facile, però nel mio appello è insita una domanda, ci interessa qualcosa dal fatto che qualcuno realizzi strumenti davvero liberi e che ci permettano di rimanere liberi? Dove liberi non voglia necessariamente dire gratuiti.

Forse no e a me pare surreale, proprio come affermava in chiusura l’ispiratore di questo articolo, ma ho il sentore che sia invece tutto molto reale, purtroppo.

(*) Per inciso complottista è chi vede dappertutto complotti o chi li smaschera? Consiglio questa lettura a tal proposito -> Elogio del complottista.