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Una storia vera

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Hai mai pensato:

– Ma quello come può avere più clienti di me? –

oppure

– Ci sono troppi ciarlatani sul web che rovinano la reputazione dei veri professionisti –

o ancora

– Su Linkedin sono tutti luminari, poi si vede cosa combinano nelle aziende dove vanno a lavorare –

E dopo averci pensato hai agito? O sei tornato dietro al monitor a sgobbare come al solito?

Se sei tornato dietro al monitor probabilmente non avrai avuto nemmeno il tempo di leggere questo blog post, che io preferisco definire: raccolta di pensieri in libertà. Quindi caro lettore mancato con sincero rincrescimento non mi rivolgo a te e nel frattempo ti immagino curvo sullo schermo, mediamente nervoso come al solito e soprattutto di fretta, una fretta che caratterizza tutta la tua carriera lavorativa, che è imposta da quello che si definisce spesso sistema, il capro espiatorio per toglierci il senso di responsabilità delle nostre azioni.

In realtà però non mi sento di darti colpe, anzi forse solo una, quella di non osare allontanarti dai binari sui quali ti sei infilato tanto tempo fa, non sai scendere da quel treno e prendere un’auto scassata per infilarti nel traffico della gestione nuova del tuo business e soprattutto del tuo tempo, vera vittima del tuo insistente continuare a marciare di stazione in stazione, sempre più nevrotico e arrabbiato.

Sei ancora qui e mi stai leggendo? Ti ho fatto inca**are? Allora ho vinto, resisti! Poi mi ringrazierai. Come motivazione supplementare eccoti un’informazione per te fondamentale, da qui il tempo di lettura è di 5 min, forse 4 se ti concentri 🙂

Un po' di storia

Chiunque tu sia caro lettore, un nerd con la bava alla bocca che si sforza di leggere ancora o uno che invece ha agito o forse sta per  farlo, potrebbe interessarti questa storia.

Tempo fa rincontrai un vecchio compagno di università che proveniva dalla città degli innamorati, Romeo e Giulietta, non se ne vantava se non quando doveva parlare di vitigni autoctoni, a detta sua esistenti solo in Valpolicella, ma mi era sempre risultato così amabile che lo lasciavo dire.

Ci incontrammo proprio in centro a Verona, dove mi accolse al telefono, semi-trafelato e in procinto di gettare a terra il cellulare. Capii che potevo essergli utile… ma attesi con pazienza di posizionare le nostre gambe sotto ad un tavolo.

Il pranzo contro ogni aspettativa nefasta suggerita dall’incontro avvenuto pochi minuti prima si rivelò proficuo.

L’accordo era di rinsaldare la vecchia amicizia collaborando ad un progetto comune, un progetto di marketing, per iniziare associato ad una passione comune, i videogames arcade, per i quali lui è “venerato” come mago dagli  appassionati del tema, non ci credete? Guardate l’immagine a destra

Devo dire che questo primo tentativo di collaborazione non andrò come ci aspettavamo, ma non fu colpa nostra, quel che è certo è che aprì un varco nella mente del mio amico e io mi ci infilai discretamente ma con tutti i miei 90 kg di peso.

Fino a quel momento mi ero dedicato per lo più ad attività tecniche e risoluzione di problemi informatici, con qualche puntata sulla formazione (vecchia passione dal 2001, ma questa è un’altra storia che forse un giorno vi racconterò) e con studi personali di guerrilla marketing, comunicazione efficace e diversi seminari con guru vari.

Ora era venuto il momento di mettere in pratica per davvero, in un settore che conoscevo ma avevo vissuto sempre dalla parte del nerd, non del comunicatore, quindi la sfida era avvincente e sentii nitido lo scoppio della pistola dello starter quando Ale tornò da me e mi disse:

“Mi serve un uomo marketing”.

Ale cell

– Come si conclude questa storia? Sono già più di 600 parole, 4 minuti trascorsi e ancora non ho capito dove si va a parare. –

Calma amico nerd, ho ancora almeno un minuto per farti ricredere sull’utilità della tua scelta di mantenere una strategia comunicativa inesistente fino ad oggi, ancora un po’ di pazienza.

Dopo un periodo di rodaggio e una consistente operazione di oliatura degli ingranaggi organizzativi si iniziarono a vedere i primi risultati.

(So che state pensando al vino e io ve lo lascio pensare..)

L’azienda di Ale e soprattutto le sue idee non erano più un’isola sperduta nell’infinito del web e della provincia veneta, ma erano state definita la sua identità e i suoi tratti distintivi. L’obiettivo era CDS.

Questa non è per tutti, scrivetemi se l’avete capita.

Il risultato di questo sforzo di comunicazione fu che i primi contatti iniziarono ad arrivare e non erano meritevoli di essere accolti con la scacciacani, come spesso accade se si promuove il proprio prodotto senza definire un target, erano validi, portavano del lavoro da svolgere, dei progetti da realizzare, insomma del fatturato da incassare, ok?

So che per certi lettori del nord est sono sempre queste le parole chiave davvero vincenti.

La missione era dunque compiuta?

Naturalmente no, perché non si trattava solo di guadagni di denaro, ma soprattutto di guadagni di tempo, il vero valore aggiunto che spesso trascuriamo, quindi serviva trovare anche delle dinamiche lavorative più favorevoli.

Serviva diventare più fluidi, senza una fissa dimora (lavoro smart), senza un orario predefinito (lavoro extra smart), senza obblighi derivanti dall’assunzione di responsabilità nei confronti di dipendenti, ma piuttosto con grande spinta verso la ricerca di validi collaboratori.

Insomma l’avventura diventava sempre più sfidante e in men che non si dica veniamo ai giorni nostri.

Diversi obiettivi sono stati raggiunti, nel frattempo altri si sono palesati all’orizzonte e il lavoro comunicativo di CDS continua.

Ma il vero merito va gli ex collaboratori di entrambi, miei e di Ale che ci hanno spinto a scendere dal quel treno e ritrovarci in un ristorante di città, confusi ma pieni di voglia di ricominciare, insieme.

(quindi quando ripensandoci li mandiamo aff…o lo facciamo con il sorriso sulle labbra).

FINE (col cavolo, adesso andiamo a fatturare, CDS!).

Ing. Matteo Marcato